Il gatto del Bengala, conosciuto anche come gatto bengalese o Bengal, è una razza originaria degli Stati Uniti, risultato dell’incrocio tra il gatto domestico e il leopardo asiatico (Prionailurus bengalensis), un piccolo felino selvatico chiamato anche gatto leopardo, per via della particolarità del suo mantello.
I primi incroci furono sperimentati all’interno di una ricerca sul virus scatenante la leucemia felina, una malattia comune del gatto, con lo scopo di creare un esemplare immune alla malattia.
Il leopardo asiatico, infatti, ha un patrimonio cromosomico compatibile con il gatto domestico ed è immune alla leucemia. L’esperimento restituì una razza meravigliosa con caratteristiche molto particolari.
Successivamente, alcuni allevatori realizzarono altri incroci per ottenere gatti maculati come il felis bengalensis.
Il riconoscimento ufficiale della nuova razza avvenne nel 1991 dopo vari incroci con altre razze, come l’Egyptian Mau, il Burmese, l’Abissino e l’Ocicat, per tentare di mitigare il temperamento aggressivo del gatto del Bengala.
Aspetto del gatto bengalese
L’aspetto del gatto del Bengala è particolare: la testa è triangolare, gli occhi sono grandi di color verde, giallo o azzurro.
I colori ammessi dalla selezione standard sono:
- lo Spotted Tabby di un colore da bruno-rossastro,
- lo Snow bengal di color nero intenso con delle macchie pronunciate.
I disegni del manto previsti dalla selezione standard sono due: il disegno ‘spotted’ a piccole macchie distribuite su tutto il manto; e il disegno ‘marbled’ con tre righe parallele larghe sul dorso e le ali da farfalla su spalle e fianchi.
Il corpo del Bengala è robusto e muscoloso, con una struttura compatta e snella. Le zampe sono forti e dritte, di dimensioni medie e leggermente arrotondate. Caratteristiche che descrivono anche la coda.
La cura dei gatti bengalesi
Per quanto riguarda l’alimentazione, è importante prestare attenzione poiché i gatti del Bengala possono soffrire di problemi gastrointestinali. Prediligono pollo e carne cruda magra, mentre latte e derivati dovrebbero essere evitati.
La toelettatura di questa razza non richiede cure particolari, ma bisogna mantenere le unghie tagliate e pulire le orecchie di tanto in tanto. Durante la muta, le spazzolate possono essere più frequenti.
Gatto Bengalese: carattere
I gatti bengalesi sono docili e miti, adatti alla vita d’appartamento, ma considerando le origini, è facile intuirne la loro natura selvatica, vivace e intraprendente.
Questo gatto ama gli spazi aperti, adora saltare, correre, arrampicarsi e conserva intatto un istinto predatorio, che esprime verso gli animali più piccoli come gli uccellini e i pesciolini.
Il bengala instaura un rapporto esclusivo col suo padrone dal quale ama ricevere coccole, affetto e considerazione. Sebbene si adatta alla vita in casa, non è particolarmente propenso a stare negli spazi chiusi, anche se, a volte, cerca angoli in cui rifugiarsi per starsene per conto proprio.
È un gatto dall’aspetto selvaggio, ma dal temperamento affettuoso tipico del gatto domestico. Non gradisce la solitudine, anzi la soffre molto, per questo motivo non deve essere lasciato troppo solo. Inoltre, il gatto bengalese ama molto l’acqua e non miagola molto.
Quanto vive un gatto del Bengala?
In media, un gatto del Bengala può vivere tra i 12 e i 16 anni. Ma, con una corretta cura, alimentazione adeguata e controlli veterinari regolari, alcuni esemplari di bengalesi possono superare facilmente questa media e vivere fino a 18 o anche 20 anni.
Gatto bengalese: prezzo
Il prezzo di un gatto del Bengala può variare da qualche centinaio di euro fino a diverse migliaia di euro. Alcuni esemplari di alto lignaggio, particolarmente rari o con caratteristiche eccezionali, possono raggiungere prezzi molto elevati, spesso superando la soglia dei 2.500 euro.
Il costo di un gatto bengalese riflette anche il lavoro e l’impegno degli allevatori nella selezione della razza, garantendo che gli esemplari abbiano carattere e salute sempre eccezionali.