Degli animali – tra le varie cose – si dice che abbiano un olfatto particolarmente sviluppato, e che riescano pertanto a utilizzare questo senso in maniera molto più puntuale ed efficace rispetto a quanto avviene con gli esseri umani. Ma è realmente così? Siamo certi che l’olfatto umano sia così “scarso” rispetto a quanto avviene con i cani o con altri animali, domestici o non domestici?
In realtà, afferma un recente studio condotto dalla Rutgers University del New Jersey, e coordinato dal neuroscienziato John McGann, l’idea che gli animali abbiano necessariamente un olfatto più sviluppato di quello umano sarebbe errato. In un articolo su Science lo scienziato – che da 14 anni studia il sistema olfattivo, ha affermato che questo mito del super olfatto degli animali risale alla fine dell’800, sulla base di alcune teorie che vedevano il cervello umano sviluppatosi maggiormente nel lobo frontale, a scapito dei bulbi olfattivi, con conseguente minore capacità di percepire e di riconoscere gli odori.
In realtà, però, non è esattamente così. Per il professore, infatti, sebbene i bulbi olfattivi umani siano effettivamente – in proporzione – più piccoli di quelli degli animali, potrebbe non esserci un rapporto diretto tra le abilità olfattive e il volume dei bulbi, considerato che il peso di questi ultimi rispetto al corpo ha una variabilità molto elevata nei mammiferi, contrariamente a quanto avviene invece sul numero dei neuroni contenuti, che tende a essere più uniforme.
Stando al professore, sarebbe dunque decisamente sottostimato il numero di 10 mila odori che l’uomo potrebbe riconoscere: la teoria del neuroscienziato è che in realtà potrebbero essere svariati milioni, non considerando poi così significati per la ricerca i test che vengono realizzati per poter paragonare i mammiferi nella capacità di riconoscere gli odori. Oltre ad esserne stati fatti pochi, sarebbe stata sbagliata anche le modalità con cui vengono messe a confronto le abilità.
Lo scienziato conclude infatti rammentando come siano spesso presi in esame odori per i quali gli uomini non esprimono i giusti recettori in grado di rivelarli. In altri casi, addirittura, gli uomini sarebbero in grado di disporre di capacità anche superiori agli altri mammiferi, quando – ad esempio – si parla di vino. Insomma, per il ricercatore bisognerebbe abbandonare l’idea che gli uomini abbiano un olfatto peggiore di quello dei nostri amici animali.