Negli ultimi giorni si è aperto e acceso un intenso dibattito sul possibile ricorso all’agopuntura ed altre cure alternative anche per i nostri piccoli amici a quattro zampe e, dunque, non solo per gli esseri umani. Pare infatti che in alcuni mercati – e non soltanto in Cina — l’agopuntura stia divenendo sempre più frequente anche per la cura di cani e di gatti. E anche se qui in Italia per il momento tale ricorso terapeutico sembra sempre più importante per alleviare i dolori dovuti a malattie o agli acciacchi dell’età, niente può far escludere che presto a divenire beneficiari di queste cure alternative siano anche gli animali domestici, sempre più in grado di “abbracciare” stili e tendenze dei propri compagni umani.
Non è un caso che di ciò si stia parlando anche a Cairns, in Australia, dove ogni anno si tiene un summit organizzato dalla Società Internazionale di Agopuntura Veterinaria (Ivas). All’evento stanno partecipando professionisti del settore provenienti da 21 Paesi, con l’obiettivo di discutere e di condividere riflessioni su una pratica che è molto diffusa, ma che ancora deve fare tanto per abbattere muri di critica e di contrasto. È infatti da più di qualche decennio che questo metodo di cura — una delle cinque componenti della medicina tradizionale cinese —viene utilizzato anche con gli animali, con lo scopo più ricorrente di inserire dei piccoli aghi in determinate e sensibili zone del corpo, al fine di contrastare il dolore.
Stando a quanto suggerisce la Siav (la Società italiana agopuntura veterinaria), fondata nel 1999 senza “fini di lucro per sviluppare e diffondere l’agopuntura veterinaria in Italia, organizzare seminari teorico-pratici e partecipare attivamente al processo di riconoscimento ufficiale dell’agopuntura veterinaria” (così si legge nel proprio oggetto sociale), proponendosi anche come riferimento italiano per le società già attive sulla scena internazionale, le malattie che in realtà potrebbero essere trattate con successo attraverso l’agopuntura veterinaria sono numerose. Come ricorda la stessa Siav, si spazia “classicamente tutte le patologie algiche, osteomuscolari e locomotorie”, oltre a puntare a risultati eccellenti “anche nelle patologie della sfera riproduttiva, nelle cardiopatie, negli squilibri ormonali, nelle patologie infettive ed immunomediate, nei problemi dell’apparato respiratorio, nelle patologie geriatriche, nei problemi comportamentali”.
E voi che ne pensate? Ritenete che l’agopuntura sia una pratica utile per gli esseri umani e che dunque debba essere “spostata” anche in ambito veterinario? Ci proverete mai sui vostri pet?