Saranno figli della crisi o figli di una inattesa disaffezione, m apare che il numero di animali domestici presenti all’interno delle quattro mura domestiche dei nuclei familiari italiani stia fortemente diminuendo. A rivelarlo è l’ultimo Rapporto Eurispes 2017, che è stato presentato negli scorsi giorni a Roma, e secondo il quale gli animali domestici presenti nelle nostre case sono calati in modo piuttosto consistente rispetto allo scorso anno.
Più nel dettaglio, e ragionando così in termini numerici e relativi, nel 2016 si sarebbe registrato un -10 per cento del numero degli animali domestici presenti nelle famiglie italiane rispetto al 2016, con un calo che è tuttavia molto più radicale se viene osservato nel tempo e in un più ampio raggio. Eurispes ricorda infatti come nel 2013, e cioè solo 4 anni fa, era il 55,3 per cento degli italiani a dichiarare di avere in casa almeno un animale domestico, contro il 33 per cento di oggi. In altre parole, nel corso di meno di un quinquennio si sarebbe verificata una diminuzione di quasi 20 punti percentuali.
Quanto sopra non ha tuttavia scalfito la preferenza nei confronti dei cani, che sono di gran lunga i pets preferiti con il 62 per cento del campione, contro i “rivali” gatti che invece si accontentano del 40,8 per cento delle scelte. Tra coloro che posseggono un animale, si legge ancora in una nota dell’istituto di statistica – il 34,4 per cento afferma di averlo acquistato in un negozio mentre il 22,1 per cento lo ha preso in un canile (e simili), il 30,4 per cento lo ha adottato essendo abbandonato e il 31,3 per cento lo ha ricevuto in regalo.
Infine, quasi l’80 per cento di chi ha un animale dichiara di non spendere più di 50 euro al mese per il proprio animale domestico, in rialzo del 6,4 per cento rispetto al 2016. A causa delle ristrettezze economiche, il 17,3 per cento di coloro che hanno un animale hanno rinunciato alle cure mediche o agli interventi chirurgici costosi mentre il 15,4 per cento% ha ridotto la spesa per i medicinali. Il 25 per cento dichiara infine di aver ridotto le visite veterinarie e il 39 per cento ha acquistato cibo meno costoso.