È tornato a popolare la remota Tasmania il pappagallo più minacciato dall’estinzione, quello dal ventre arancio. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno visto diminuire drasticamente di numero la popolazione di questa razza di pappagallo. Secondo le loro previsioni, entro cinque anni si sarebbero completamente estinti. La scorsa primavera, solo in 23 sono arrivati nell’area di riproduzione a Melaleuca, nella profonda e selvaggia area della Tasmania, considerata patrimonio mondiale dell’umanità.
Gli scienziati del governo della Tasmania hanno lasciato liberi 32 uccelli adulti i quali, unendosi con pappagalli selvatici e in cattività, hanno dato alla luce 37 piccoli volatili. A febbraio, il numero è stato potenziato con 49 giovani pappagalli allevati in cattività, aumentando il numero totale diretto a nord per l’inverno a 118 unità.
La protezione di una specie dalle dimensioni di un pappagallino mentre si muove è molto difficile in quanto gli uccelli migratori si aprono a ventaglio attraverso la terraferma meridionale e il nord-ovest della Tasmania. Gli scienziati speravano che almeno in 40 sarebbero tornati in primavera nella regione di Melaleuca. In effetti, è proprio ciò che accadde: 23 femmine e 17 maschi hanno fatto ritorno.
Negli anni precedenti, il numero maggiore di pappagli tornati in primavera a Melaleuca fu di 35 nel 2015. Nei successivi tre anni, il numero calò fino a raggiungere 17 unità nel 2019, comprese solo tre femmine. Tutto ciò significa che la specie ha un pool genetico molto ridotto, cosa che aumenta il rischio di contrarre malattie mortali.
Nonostante questo aumento di numero, la popolazione dei pappagalli dal ventre arancio è ancora minacciata dal rischio estinzione, soprattutto se non ci sarà un intervento scientifico. Uno studio pubblicato all’inizio del 2020 ha scoperto che fino al 2017 il lavoro a Melaleuca, che include la fornitura di nidi e cibo, ha aumentato sicuramente il numero di uccelli che lasciano il terreno di riproduzione, ma non ha avuto però alcun impatto sulla sopravvivenza complessiva.
Il suo autore principale, Dejan Stojanovic dell’Australian National University, ha dichiarato: “All’epoca suggerii che il programma di recupero doveva essere olistico e volto ad affrontare i rischi durante la migrazione, nonché aumentare i numeri durante la riproduzione. Avevo raccomandato di catturare i giovani dopo che avevano lasciato il nido e tenerli in cattività durante il loro primo anno di vita in modo consentirgli di svilupparsi prima di tentare la migrazione. I nuovi numeri sono sicuramente una buona notizia, la migliore degli ultimi anni. La specie però è ancora minacciata e brinderò ogni volta che ci sono più uccelli che sopravvivono alla migrazione e all’inverno”.