L’ibis e il kiwi sono due uccelli che scavano ostinatamente nel terreno e nella sabbia per cercare vermi e altre prede. Finora, si era pensato che la loro ricerca fosse dettata da tentativi, ma poi gli scienziati hanno scoperto che i loro becchi hanno cellule in grado di rilevare le vibrazioni che attraversano il terreno.
Alcuni di questi uccelli riesco a sentire direttamente i movimenti della loro preda in lontananza, altri percepiscono le onde che rimbalzano sulle conchiglie sepolte, un po’ come fanno i pipistrelli o i delfini. Un altro strano dettaglio è il becco di struzzi ed emù, che non cacciano in questo modo, eppure hanno becchi con strutture molto simili agli uccelli descritti sopra, ma prive delle cellule preposte all’individuazione delle vibrazioni.
Gli scienziati hanno adesso scoperto che i loro antenati dell’epoca dei dinosauri erano in grado di percepire tali vibrazioni proprio con i loro becchi. Questo telerilevamento utilizzato dagli uccelli odierni non è indizio di una parentela stretta. Ecco perché i ricercatori vogliono capire come si è evoluta questa capacità e se gli struzzi, parenti stretti dei kiwi, avessero un antenato comune con questa capacità sensoriale.
Il team ha dato un’occhiata per vedere se potevano trovare dei fossili di uccelli appartenenti a quel gruppo. Per loro fortuna, i fossili trovati erano molto ben conservati e riguardavano una specie chiamata “lirornitidi” risalente al periodo successivo che ha causato l’estinzione di massa dei dinosauri.
La prima cosa che hanno fatto è raccogliere dati sui becchi appartenenti a oltre 50 specie di uccelli in modo da stabilire il livello di similitudine o diversità con i fossili degli uccelli. Successivamente, ha registrato il numero di fosse presenti nell’osso del becco e le dimensioni dello stesso e della testa, tutti dettagli fondamentali in quanto gli uccelli che scavano nel terreno alla ricerca di prede hanno una forma particolare del becco.
Una volta osservati i litornitidi, hanno scoperto che i loro becchi e la struttura della loro testa erano praticamente simili ai becchi di ibis, kiwi e piovanelli. Morale della favola: l’organo e il loro profondo senso del tatto li aiutavano a sondare il terreno alla ricerca di prede, dimostrando quanto questa capacità sia davvero antica.
Tirando le somme, il team ha compreso che struzzi ed emù hanno perso tale abilità qualche milione di anni dopo la scomparsa dei litornitidi, lasciando come traccia soltanto la struttura ossea del becco. Oltre a questo, kiwi, ibis e uccelli costieri non posseggono più le regioni celebrali allargate dei loro antenati, importanti per elaborare le informazioni sensoriali che fluiscono dal becco.
Il team ha appena iniziato a studiare l’hadeda ibis, uccello sudafricano che utilizza anch’esso il telerilevamento.